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La nuova guerra dei browser è iniziata (e questa volta c’è l’intelligenza artificiale di mezzo)

C’è stato un tempo in cui la “guerra dei browser” era una lotta tra Internet Explorer, Firefox e un giovane Chrome che si affacciava timidamente sul web. Oggi, quella guerra sembra tornata, ma con un volto nuovo e molto più intelligente: l’intelligenza artificiale. E stavolta, Google rischia davvero grosso.

Negli ultimi mesi, diverse aziende hanno iniziato a lanciare o annunciare browser progettati da zero attorno all’AI. L’obiettivo non è solo aggiungere un assistente vocale o un riassunto automatico delle pagine. È cambiare completamente il modo in cui navighiamo online. Addio schede infinite e link su link: il browser AI diventa una specie di assistente personale che capisce quello che cerchiamo — e spesso ce lo fornisce direttamente, senza nemmeno passare da Google.


Entra in scena Comet, il browser AI di Perplexity

Uno dei protagonisti più interessanti è Comet, sviluppato da Perplexity, una startup già molto nota per il suo motore di ricerca conversazionale. Comet si basa su Chromium, come tanti altri browser moderni, ma è stato costruito con l’AI al centro di tutto. C’è un assistente sempre pronto a rispondere a domande, riassumere pagine, suggerire link correlati e perfino interagire con Gmail o il calendario.

Tutto questo con un’interfaccia pulita, comandi vocali e la promessa di una maggiore privacy: Perplexity dichiara che i dati degli utenti non vengono usati per addestrare i suoi modelli. Un dettaglio non da poco, in tempi in cui ogni click online sembra finire in qualche algoritmo pubblicitario.

C’è però un limite: al momento Comet è disponibile solo per gli utenti che pagano l’abbonamento più costoso (circa 200 dollari al mese), ma si parla già di una versione beta pubblica entro la fine dell’estate.


Anche OpenAI prepara la sua mossa

Nel frattempo, anche OpenAI — la stessa dietro ChatGPT — sembra pronta a lanciare il suo browser. Si tratterebbe di un progetto pensato per far restare l’utente “dentro” l’esperienza AI, senza dover per forza aprire siti esterni ogni volta che si cerca qualcosa. L’idea è chiara: se ChatGPT riesce già a rispondere alla maggior parte delle domande, perché passare da Google?

Anche qui si parla di riassunti automatici, comandi vocali, memoria contestuale, e un’interfaccia conversazionale molto più fluida. Alcune voci suggeriscono addirittura che OpenAI avrebbe considerato l’acquisizione di Chrome, nel caso in cui Google fosse costretta a separarsene per motivi antitrust. Fantascienza? Forse. Ma nel 2025, nulla sembra più impossibile.


Cosa fanno gli altri: Apple, Brave e co.

Apple, ovviamente, non resta a guardare. Dopo anni di Safari immobile, sta preparando un’integrazione con l’AI per rinnovare la sua esperienza di navigazione, con un occhio a Gemini (ex Bard) e un altro alla privacy. Anche Brave, il browser noto per il blocco degli annunci e la protezione dei dati, sta sperimentando con funzionalità AI integrate.

E poi ci sono startup più piccole come la Browser Company, che stanno cercando di reinventare il concetto stesso di navigazione.


Ma cosa rischia davvero Google?

Oggi Google domina con quasi il 70% del mercato dei browser e oltre il 90% nelle ricerche. Ma l’arrivo dei browser AI potrebbe rompere questo equilibrio. Se gli utenti iniziano a cercare risposte direttamente dal browser, senza mai passare per la pagina di ricerca tradizionale, il modello pubblicitario di Google — basato su clic, annunci e risultati sponsorizzati — potrebbe iniziare a scricchiolare.

A questo si aggiungono le pressioni dei governi: il Dipartimento di Giustizia americano sta valutando se costringere Google a separare Chrome dal resto del suo impero digitale. Se davvero accadrà, e se i nuovi browser AI prenderanno piede, potremmo assistere a un cambiamento epocale.



Questa nuova “guerra dei browser” non si combatte più solo sulla velocità o la compatibilità con le estensioni. Si combatte su chi sarà il nostro assistente nel navigare, su quali informazioni ci verranno mostrate per prime, su chi controllerà i dati della nostra vita online.

Per ora, è ancora presto per dire chi vincerà. Ma una cosa è certa: il modo in cui navighiamo sta cambiando, e nei prossimi mesi potremmo abbandonare per sempre il classico “digita e cerca” a favore di un dialogo naturale con il nostro browser.

Prepariamoci: questa volta, il web potrebbe davvero diventare intelligente.

 
 
 

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