Claude for Chrome e la nuova frontiera del browser intelligente
- Isabella Lazzini
- 29 ago
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 set
Anthropic, Perplexity e la sfida per il futuro del web
Per molto tempo i browser sono sembrati strumenti “banali”, li abbiamo dati per scontati: porte di accesso al web, diversi solo per velocità, interfaccia e qualche estensione, con un Google Chrome che la fa da padrone (con quote globali tra il 66 % e il 68 %) e un Safari che si colloca facilmente al secondo posto, con circa il 16–19 %, grazie al suo ruolo come browser predefinito su iOS/macOS.
Negli ultimi semestri, tuttavia, il browser è tornato al centro della trasformazione tecnologica legata all'AI, e la ragione è legata alla natura stessa del browser: la maggior parte delle nostre attività digitali – ricerca di informazioni, comunicazioni, acquisti, lavoro – passa da lì. Se l’intelligenza artificiale vuole infatti diventare davvero un assistente personale capace di supportarci in ogni azione online, il browser è il luogo più naturale dove integrarla.
Ed è qui che entrano in gioco diversi approcci, da una parte Google stessa che sta evolvendo il browsing in una ricerca conversazionale e a tendere agentica, con il roll out di AI mode, (di cui abbiamo trattato qualche giorno fa nell'articolo del nostro blog), dall'altro Anthropic, con il lancio (in preview) di Claude for Chrome; e Perplexity, che sta sperimentando un browser nuovo, costruito attorno all’AI, chiamato Comet, due traiettorie, queste ultime che potrebbero riscrivere il modo in cui interagiamo con il web.
Un po’ di contesto: come siamo arrivati qui
Per capire la portata della novità di Anthropic, conviene ripercorrere brevemente il percorso.
Chatbot e modelli linguistici (2022–2023)L’arrivo di GPT-3.5, GPT-4, Claude e altri LLM ha portato al grande pubblico la possibilità di interagire con AI conversazionali, in grado di rispondere a domande, generare testi e fornire supporto creativo. Ma la loro azione era confinata all’interno di un’interfaccia: un sito, un’app o un’API.
Plugin, estensioni e browsing assistito Con il tempo, queste AI hanno iniziato a estendere le proprie capacità: plugin per connettersi a strumenti esterni, browsing mode per leggere siti web, e in alcuni casi interazioni limitate con ambienti digitali.
Verso l’agente digitale La vera svolta, però, è l’idea dell’AI agente: non solo un modello che risponde a domande, ma un assistente che compie azioni per conto nostro, come prenotare un volo, completare un acquisto, o compilare un modulo burocratico.
Claude for Chrome nasce esattamente in questo contesto: un AI che vive dentro il browser più usato al mondo e che, progressivamente, diventa capace di agire online come un delegato digitale.
Cosa fa concretamente Claude for Chrome

Secondo le informazioni rilasciate da Anthropic, Claude for Chrome può già:
Leggere le pagine web: non solo estrarre testi, ma interpretare contenuti complessi.
Cliccare sui link: navigare in autonomia, seguendo percorsi e flussi che normalmente richiederebbero l’utente.
Compilare moduli: dalla registrazione a un servizio al checkout di un e-commerce.
Effettuare acquisti online: con potenzialità enormi per semplificare la vita degli utenti, ma anche con sfide significative in termini di fiducia e sicurezza.
In altre parole, Claude smette di essere solo un “chatbot” e diventa un agente digitale che interagisce col web per nostro conto. Ovviamente la soluzione attuale è ancora in fase pilota ed è possibile iscriversi alla waiting list da questo sito, vi lasciamo qui il link, ma sicuramente quella di Anthropic, è una mossa strategica degna di nota.
Perché è una mossa strategica
La scelta di Anthropic non è casuale. Mentre Perplexity lavora a Comet – un browser nuovo di zecca – Anthropic ha puntato a un’idea semplice ma potentissima: se il 68% del traffico web globale passa già da Chrome, perché reinventare la ruota?
Vantaggio di adozione: invece di convincere gli utenti a scaricare un nuovo browser, basta installare un’estensione o una funzionalità su quello che già usano.
Network effect: Chrome è anche il browser dominante negli ecosistemi aziendali e scolastici, aprendo la strada a un’adozione di massa più rapida.
Compatibilità: Claude opera su un web esistente, senza richiedere la creazione di un nuovo ecosistema proprietario.
Questa strategia richiama, in qualche misura, l’approccio di Microsoft con Copilot in Office: inserire l’AI dove gli utenti già sono, riducendo le barriere all’ingresso. Ma tornando al confronto tra Anthropic con Claude for Chrome e Perplexity con Comet, possiamo dire che stiamo assistendo a due strategie diametralmente opposte.
Il confronto: due visioni del futuro del web
Ecco lo scenario che si sta delineando:
🔵 Team Anthropic: “l’AI si integra nel web esistente”. Claude non ricostruisce il web, ma lo abita. Diventa un delegato digitale che naviga Chrome per conto nostro.
🟡 Team Perplexity: “ricostruiamo il web attorno all’AI”. Con Comet, l’esperienza non è più quella di un browser tradizionale: è l’AI il punto d’ingresso al web, e tutto viene mediato attraverso di essa.
Due strategie opposte: integrazione vs reinvenzione.
È un po’ come negli anni ’90: Netscape e Internet Explorer combattevano sulla forma del browser, oggi Claude e Comet combattono sulla natura stessa dell’esperienza web.
Per gli utenti comuni, le promesse in entrambi i casi sono enormi:
automazione di attività ripetitive come la compilazione moduli, acquisti, login, una maggiore accessibilità per le persone con difficoltà motorie o cognitive, e senza ombra di dubbio una maggiore produttività con una riduzione drastica dei tempi per la ricerca e la gestione di informazioni online. Rimane però un grande nodo, quello della sicurezza.
Dove di gioca la vera partita: la sicurezza
Un agente AI che agisce in autonomia nel browser è potente, ma anche rischioso: basti pensare ai rischi di frode e phishing che si possono avere nel caso in cui l’AI venisse manipolata, portandola a compilare moduli o condividere dati sensibili con siti malevoli. Un altro esempio possono essere gli acquisti non autorizzati: che potrebbero avvenire se l'agente stesso che agisce per noi viene ingannato. E ultimo, il tema della privacy e dei dati personali: un assistente che legge e interagisce col web deve avere accesso a informazioni delicate.
La sfida per Anthropic (e per chiunque giochi in questo campo) è costruire sistemi di sicurezza multilivello, con supervisione umana, limiti di azione e protocolli di audit.
I possibili scenari futuri: difficile fare una previsione
Il panorama rimane aperto, con almeno quattro direzioni possibili:
Vince Google: con Gemini integrato nativamente in Chrome e l'introduzione di AI mode nella ricerca, con agenti che assistono in prenotazioni e compiti vari, Google potrebbe chiudere l'ecosistema ancora prima che i concorrenti emergano. A quel punto però, l'effetto di "dominio insuperabile" aprirebbe temi antitrust (peraltro già aperti dal DOJ).
Vince Anthropic: Claude for Chrome con la propria Strategia low friction che minimizza la frizione all’adozione: basta un’estensione, niente browser nuovi. Le sfide in termini di sicurezza rimangono alte, così come dichiara Anthropic stesso. In ogni caso è probabile che eventuali sviluppi di AI agent in Chrome potrebbero entrare sotto l’attenzione dell’EU Digital Markets Act (DMA), perché Google è considerata una piattaforma gatekeeper — e Claude si innesterebbe profondamente in questa infrastruttura.
Vince Perplexity: Comet convince con un’esperienza radicalmente nuova, più fluida e centrata sull’AI. La verità però è che per ora ci sono molti fan, ma pochi utenti, l'interesse è elevato (“vibes da lancio Gmail”), ma Comet è disponibile solo su invito e su abbonamento Max, costoso e di nicchia.
La cosa interessante però è che Perplexity sta già testando modelli di revenue-sharing con media tradizionali tramite Comet Plus, per mitigare le tensioni legali dovute al cannibalismo dei contenuti.
La sorpresa Apple: Apple potrebbe integrare GPT‑5 nei suoi sistemi (iOS/macOS), inaugurando un Safari “AI-first”. Già ad agosto 2025 Apple ha confermato l’uso di GPT‑5 per la sua AI interna. L'Ecosistema chiuso che l'ha sempre caratterizzata ha una potenza da non sottovalutare: Apple può controllare strettamente integrazione, sicurezza e privacy, offrendo API native in un ambiente coeso. Anche Apple c'è un rischio regolatorio, è infatti sotto il radar del DMA e potrebbe affrontare limiti sul pre-installazione e preferenze verso i propri servizi.
Insomma ...viviamo sicuramente tempi interessanti
In fondo, il quadro che emerge è chiaro: il browser è diventato il campo di battaglia della nuova era dell’intelligenza artificiale e il web, come lo conosciamo, sta per cambiare radicalmente.
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